Il Centro Sportivo Italiano (C.S.I.) è un'organizzazione nazionale, senza scopo di lucro, fondata sul volontariato, riconosciuta quale Ente di promozione sportiva ed Associazione di promozione sociale che promuove lo sport come momento di educazione, di crescita, di impegno e di aggregazione sociale, ispirandosi alla visione cristiana dell'uomo e della storia nel servizio alle persone e al territorio.
Educare attraverso lo sport è la missione del Centro Sportivo Italiano, in quanto vuole rispondere ad una domanda di sport qualificata sul piano culturale, umano e sociale. Promuove lo sport come
Nonostante l'attività sia dal punto di vista organizzativo del tutto simile a quella portata avanti dalle Federazioni Sportive Nazionali riconosciute dal CONI, il CSI promuove una visione dello sport diversa basata sulla morale cattolica con particolare attenzione al nucleo dell'oratorio; in quest'ottica ogni singolo cittadino può trovare uno "sport su misura", cioè una attività sportiva nella quale si confronta con altre persone di pari capacità tecnica (ad esempio, dividere atleti della stessa età con programmi tecnici diversificati e di difficoltà crescente). La filosofia è riassunta dalla frase "ad ognuno il proprio sport", cioè uno sport dove ognuno può trovare espressione e opportunità per sé stesso, dal punto di vista tecnico come anche da quello economico. Da sempre attiva nelle periferie sociali del Paese, dove lo sport può essere occasione di integrazione e di contrasto alla emarginazione e alla malavita, la sua azione si è estesa anche verso le periferie del mondo. Dal 2010 è infatti attiva la "Campagna di Volontariato Sportivo Internazionale" denominata "CSI per il mondo", iniziata ad Haiti a seguito del devastante terremoto e poi via via estesa in Camerun, in Albania e nella Repubblica Centrafricana nell'estate 2015, con lo scopo di portare attraverso lo sport un sorriso nei paesi dove la grande povertà crea nei giovani problemi sociali che aggravano quelli economici.
Il Centro Sportivo Italiano è riconosciuto:
Inoltre:
Il Centro Sportivo Italiano è la più antica associazione polisportiva attiva in Italia. La sua fondazione risale al 1944, su iniziativa della Gioventù italiana di Azione Cattolica, idealmente volendo proseguire l'esperienza della Federazione delle associazioni sportive cattoliche italiane (FASCI). Essa fu creata nel 1906 sempre dall'Azione Cattolica e poi sciolta nel 1927 in esecuzione del Regio Decreto 6 novembre 1926, n. 1848 (Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza - TULPS), che stabiliva lo scioglimento di tutti i partiti, sindacati, associazioni e organizzazioni non fasciste e che venne emanato d'urgenza dal Governo fascista, appena una settimana dopo il fallito attentato subito da Benito Mussolini ad opera del giovanissimo anarchico Anteo Zamboni a Bologna in occasione dell'inaugurazione del nuovo Stadio Littoriale (ora Stadio "Renato Dall'Ara"). Successivamente allo scioglimento di tutte le associazioni e organizzazioni politicamente "laiche", le varie attività di rilevanza sociale e di massa, ivi comprese quelle sportive, passarono sotto la gestione ed i programmi del Partito Fascista e degli organi di governo locali e nazionali, senza più possibilità di vita democratica e libera iniziativa.
All'indomani dell'Armistizio del '43, preso atto che con la caduta del Governo Fascista decadevano anche alcuni degli effetti del TULPS, vi fu in Italia un rapido rifiorire del mondo associativo e politico. Il 5 gennaio 1944 la direzione generale dell'Azione Cattolica approvava su proposta del prof. Luigi Gedda, l'iniziativa di intraprendere la (ri)costituzione di un organismo specializzato per lo sport, questa volta con la denominazione di "Centro Sportivo Italiano". Pur dichiarandosi quale prosecuzione ideale della Federazione delle associazioni sportive cattoliche italiane, la stessa nuova denominazione, nei confronti della precedente, voleva indicare una precisa apertura apostolica verso tutta la gioventù italiana e non più limitarsi alle sole associazioni sportive cattoliche, seguendo in sostanza ciò che era avvenuto nella società civile del Paese durante il ventennio fascista: l'effetto positivo della trasformazione dello sport da fenomeno elitario a fenomeno di massa. Nella primavera del '44 una apposita commissione, nominata dalla Presidenza centrale dell'Azione Cattolica, redige pertanto una bozza di statuto e di regolamento organico. Nell'autunno del 1944 viene approvato il primo Statuto del CSI, che pone a fondamento dell'azione associativa il fine di "sviluppare le attività sportive ed agonistiche guardando ad esse con spirito cristiano, e cioè come ad un valido mezzo di salvaguardia morale e di perfezionamento psicofisico dell'individuo": questo sport dalla forte valenza educativa va esteso al "maggior numero possibile di individui". È il principio cardine dell'Associazione: il CSI è promosso da cristiani, ma è aperto a tutti e collabora con quanti si impegnano per uno sport a servizio dell'uomo. La nuova associazione, che muove i primi passi in un'Italia ancora divisa in due, afferma nella nascente Italia democratica il diritto dei cittadini ad associarsi liberamente per praticare un'attività sportiva. In un Paese interamente da ricostruire, dove anche gli impianti sportivi mostrano i segni della guerra appena terminata, lo sport del CSI si forma inizialmente all'ombra dei campanili: le sue Società sportive si coagulano attorno agli Uffici Sportivi Diocesani e sono espressione, per la maggior parte, di Parrocchie e Istituti religiosi.
Se Luigi Gedda è lo stratega della organizzazione cattolica dello sport, è tuttavia Papa Pio XII che ne definisce gli obiettivi ideali, i principi educativi, le finalità morali. È stato scritto che Papa Pio XII ebbe il senso vivissimo dei mezzi di comunicazione di massa, cogliendone il potere reale e dedicando ad essi grande cura. Si può affermare che Papa Pio XII fece degli strumenti di comunicazione di massa uno dei mezzi privilegiati per l'instaurazione di quella società cristiana che costituì uno dei tratti più significativi del suo pontificato. Lo sport rientrava fra gli strumenti di comunicazione di massa: non a caso, nei suoi vari discorsi il riferimento allo sport è frequente e sicuramente per assiduità non ha precedenti coi suoi predecessori. A ulteriore conferma dell'interesse di Papa Pio XII in materia di sport resta anche tutta una serie di significativi episodi che inauguravano uno stile del tutto nuovo. Nel 1946 riceveva, ad esempio, ed era la prima volta nella sua trentennale storia, la carovana del Giro d'Italia, secondo una consuetudine che si sarebbe negli anni ripetuta.
Nell'immediato dopoguerra il CSI si fa promotore di innovative proposte di attività sportiva, modellate per le diverse fasce di popolazione. Nei mesi di maggio e giugno 1945 organizza, con la collaborazione tecnica delle Federazioni sportive nazionali e del CONI, i Campionati Studenti Medi. Hanno fatto seguito, nei mesi estivi, i Campionati Sportivi del Lavoratore, ideati e lanciati dal CSI al quale si sono poi uniti il CONI, l'ENAL e la CGIL. Nel 1945, in collaborazione con la GIAC, nascono anche i Campionati Studenteschi, che promuovono la pratica sportiva nelle scuole di tutta Italia, mentre nei primi mesi del 1949 debuttano i Campanili Alpini (in collaborazione con la FISI e il settimanale per ragazzi della GIAC "Il Vittorioso") e, successivamente, i Campanili Marini, che mirano a diffondere, rispettivamente gli sport invernali e natatori, in ogni Comune tra gli italiani delle diverse età . Contemporaneamente si organizzano su tutto il territorio nazionale anche attività di tipo tradizionale, in accordo e collaborazione con le Federazioni Sportive Nazionali. Negli anni successivi si replica con intensità crescente. Si gioca e si gareggia dappertutto sotto i colori blu-arancio del CSI: non solo nei cortili delle Parrocchie, ma anche negli stadi, nelle piazze, sulle strade. Nascono il Trofeo della Montagna (1946), organizzato, in collaborazione con gli Alpini, per i "militari, valligiani e cittadini"; Ju Sport, per i ragazzi dai 10 ai 14 anni; sport Vitt e le Olimpiadi Vitt, per i giovani dai 16 ai 20 anni. Seguirà anche Arcobaleno sport: una serie di attività adatte ai ragazzi, che si articolano in otto trofei dai colori dell'arcobaleno e comprendono pallacanestro, nuoto, atletica leggera, pallavolo, calcio, rugby educativo, pattinaggio, tennistavolo. Negli stessi anni operava con numeri più esigui la F.A.R.I. (Federazione Attività Ricreative Italiane) che si rivolgeva alla componente femminile della società italiana. A metà degli anni '70, sotto l'impulso della presidente nazionale Grazia Fuccaro, friulana di Chiusaforte) CSI e FARI iniziano un cammino comune che condurrà alla confluenza della FARI nel CSI nel corso di un congresso unificato fra (Pesaro, 20-23 maggio 1971).
Nell'ottobre 1955 il CSI festeggia a Roma i primi dieci anni di vita. L'idea di un raduno romano del CSI era nata come omaggio a Papa Pio XII, "Il Papa degli sportivi", nel suo ottantesimo compleanno e nel quindicesimo di pontificato. La ricorrenza del decennale di fondazione fu vista anche come l'occasione propizia per ribadire al Paese intero la propria vocazione. A quell'appuntamento il CSI si presentava forte di un'organizzazione diffusa ormai in tutta la penisola: 17 Comitati regionali, 92 Comitati provinciali, 60 Comitati zonali, 3.000 Società sportive, circa 80.000 tesserati. Il CSI diede vita a tre grandi manifestazioni sportive:
La mattina del 9 ottobre, assieme alle atlete della FARI e gli atleti di molte Federazioni sportive nazionali con i loro dirigenti (circa 50.000 persone), il CSI sfilò per le vie di Roma fino a Piazza San Pietro, dove li attendeva un'udienza concessa da Papa Pio XII. Ai giovani dell'immediato dopoguerra lo sport veniva proposto come un'alternativa esistenziale, cioè un ideale di vita coraggioso, ottimista, superiore ai meri interessi e preoccupazioni materiali: una proposta di rinnovamento totale di tutta la persona, anima e corpo, attraverso un'attività sportiva sanamente intesa. Compito dell'istituzione sportiva cattolica non diviene soltanto quello di agire, perseverare e conservare, ma anche quello di animare cristianamente, dal di dentro, i valori temporali, soprattutto con la forza dell'esempio. L'avvenimento trovò diffusione anche nei cinegiornali e la stampa impegnò alcune grandi firme nel commento. Le critiche della stampa non mancarono e talvolta toccarono punte di involontaria comicità :
Quando, il 10 febbraio 1945, Stadium riprese le pubblicazioni dopo diciotto anni di silenzio imposti dal fascismo e dalla guerra, sulla prima pagina della rinnovata pubblicazione i due articoli di apertura erano dedicati al problema dello sport scolastico, che evidentemente l'Associazione riteneva fondante per la rinascita della vita sportiva nel Paese. Lo sport nella scuola era una questione antica, radicata. Nell'Italia della prima metà del XX secolo l'idea di rendere lo sport una pratica diffusa in tutta la società si era pian piano affermata. Lo sport, però, era rimasto sostanzialmente estraneo alla scuola, nella quale ci si limitava ad una generica attività di educazione fisica. Le cose non erano mutate durante il periodo fascista: il regime aveva usato larghezza di mezzi per diffondere lo sport, sia pure con intenti paramilitari e propagandistici, eppure non aveva saputo superare l'equazione scuola = ginnastica. Quando, terminata la guerra, fu necessario pensare anche al riassetto dello sport italiano, la questione dello sport scolastico tornò a galla. Il CSI aveva una visione globale del problema. La scuola, diceva, non può essere un tempio o una tana. I giovani alunni devono poter fare attività sportiva all'aria aperta, sui campi di gioco e nei cortili. L'educazione fisica concepita come ginnastica non può bastare, oltretutto è ripetitiva e noiosa; meglio allora che lo sport entri nella scuola o, piuttosto, che la scuola esca nello sport. Nella primavera del 1945 il CSI organizzò nell'Italia centro-meridionale (il Nord doveva ancora essere liberato) i Campionati per studenti medi, denominati "Trofeo CONI". L'Associazione mise a disposizione le sue strutture tecniche ed organizzative che resero possibile organizzare anche gare locali di atletica, ciclismo, tennis, calcio, scherma, pallacanestro. L'iniziativa prese subito piede e venne approvata dal ministero della pubblica istruzione, che impartiva disposizioni al riguardo ai Provveditorati agli Studi. L'anno successivo l'iniziativa fu promossa su tutto il territorio nazionale e nacquero i Campionati Studenteschi. Nel 1946 il programma fu notevolmente potenziato. Sport obbligatori divennero atletica, calcio, ciclismo, ginnastica, pallacanestro; come facoltativi furono scelti pattinaggio, pallavolo, rugby, tennis e scherma. All'inizio i Campionati Studenteschi ebbero carattere esclusivamente locale e si esaurirono con le finali provinciali; più tardi, nel 1950, il programma dei Campionati Studenteschi cominciò a comprendere le finali nazionali, aperte a selezioni provinciali. Nel frattempo avevano preso il via i Campionati Studenteschi di sport invernali. I Campionati Studenteschi, che ad un certo punto cambiarono il nome in "Criterium Studenteschi", ebbero vita quasi ventennale. Anche quando, con il trascorrere degli anni, il programma tecnico dei Campionati Studenteschi divenne più complesso, con un numero maggiore di sport e di fasi, l'intera macchina organizzativa continuò ad essere gestita dal Centro Sportivo Italiano attraverso i suoi Comitati provinciali. Da ricordare anche che nel 1949 i Campionati nazionali studenteschi furono organizzati insieme dal CSI e dalla FARI; mentre nel 1962 la FARI organizzò i Criterium Studenteschi femminili.
Oltre ad avere dedicato il tema dell'VIII Congresso nazionale 1965 "Vent'anni di sport per una società nuova", la presidenza nazionale CSI ha voluto ricordare i venti anni dalla sua (ri) fondazione, con una particolare cerimonia che ha avuto luogo il 19 novembre 1965 a Roma, nell'Auditorium Papa Pio XII in via della Conciliazione, alla presenza di autorità religiose, civili, sportive e di una rappresentanza di "azzurri" ex atleti del CSI. La sorpresa più gradita dell'incontro è stata senza dubbio la presenza del Presidente del Consiglio, Aldo Moro, tanto più significativa in quanto egli era corso alla cerimonia del CSI subito dopo un impegnativo discorso al Senato. Erano presenti, inoltre: il cardinale Dante, ex sportivo praticante; i ministri Andreotti e Colombo; il presidente del CONI Onesti: l'assistente generale dell'Azione Cattolica Italiana, mons. Costa. Alle parole commemorative del presidente nazionale CSI, Aldo Notario, hanno fatto eco: l'avv. Onesti che ha messo in risalto il grande contributo dei cattolici e del CSI per la diffusione della pratica sportiva, delle strutture, della coscienza e della politica dello sport italiano; mons. Costa che ha accennato ad alcuni aspetti dell'azione pastorale del CSI, anticipatori delle direttive della Chiesa del Concilio; il ministro Andreotti che, a nome anche dell'on. Moro, ha porto al CSI i complimenti del Governo per l'azione svolta a favore della gioventù italiana.
Nel 1975 ricorreva il trentesimo anniversario della nascita del CSI e della FARI. Dal momento che la ricorrenza cadeva nell'anno di celebrazione dell'Anno Santo e nel periodo di preparazione al Congresso nazionale, il Consiglio nazionale del CSI ritenne opportuno di collegare i tre fatti in un'unica celebrazione nei giorni 8-9 novembre, in modo da inserire nel tessuto della vita associativa la celebrazione dell'Anno Santo, il ricordo del trentennio e nello stesso tempo di arricchire la preparazione congressuale con una riflessione storica e con la partecipazione comunitaria alle iniziative religiose dell'Anno Santo. La celebrazione trentennale ebbe il suo culmine nel Symposium "L'esperienza di ieri per uno sport nuovo in una società che cambia". Nello spazio delle due giornate, oltre alle iniziative sportive per il trentennio, i partecipanti vissero anche un momento religioso celebrando l'Anno Santo con il pellegrinaggio alla Basilica di San Pietro, dopo aver sfilato in corteo per via della Conciliazione. Alcune migliaia erano i partecipanti, giunti a Roma da ogni parte d'Italia, ai quali si erano aggiunti molti atleti e dirigenti del CONI e delle Federazioni nazionali. A conclusione della celebrazione, vi fu l'incontro con Paolo VI.
Nel 1977 con lo slogan "Stadium: lo sport incontra la piazza" il CSI ha voluto dare un significato all'intreccio simbolico dei due termini "stadio" e "piazza", intesa quest'ultima come punto d'incontro della gente. Proprio in questo incontro dello sport con la piazza si concretizzava ed assumeva significato l'espressione "sport per tutti". Una proposta quindi che si integrava perfettamente con l'originale modello di "feste dello sport" che da oltre quindici anni costituiva un vero e proprio laboratorio di ricerca per l'affermazione di una concezione dello sport che non fosse basata esclusivamente sugli aspetti tecnici ed agonistici. Il CSI voleva con questa iniziativa proporre un modo nuovo di coniugare lo sport, in forma polisportiva, con i contenuti, gli ideali, i problemi e le prospettive che ruotano attorno al fatto sportivo. Lo sport esce dallo stadio per entrare nella piazza e la piazza diventa stadio; il luogo deputato da sempre al confronto sociale, culturale, politico e commerciale, accoglie anche l'attività sportiva che da pratica elitaria e specialistica, negli ultimi decenni è esplosa come vero fenomeno di massa, aperto al godimento di tutti. Il progetto si articolava in due fasi:
Nel periodo estivo, sotto il nome di "Beach Volley Cup", l'iniziativa venne estesa anche alle spiagge dell'Adriatico e del Tirreno.
Quale premessa al Giubileo del 2000, nel dicembre 1999 il CSI ha organizzato la Maratona "Correre sulle orme di San Paolo" dal 12 al 31 dicembre 1999. La spedizione sportiva, partendo da Gerusalemme, ha ripercorso l'itinerario compiuto dall'apostolo Paolo nella sua missione di evangelizzazione, sino a raggiungere Roma, luogo del suo martirio, con una distanza di 1.100 chilometri in 20 tappe. Vi hanno preso parte atleti cristiani, ebrei, musulmani, che hanno portato una simbolica fiaccola della pace, accesa a Gerusalemme, sino a Piazza San Pietro in Roma nella notte del 31 dicembre, dove erano ad attenderla migliaia di giovani. Nell'anno 2000 il CSI ha celebrato il Giubileo degli sportivi con decine di manifestazioni locali e con una grande iniziativa nazionale a Roma, dal pomeriggio del 23 ottobre alla notte del 28 ottobre. Una settimana di sport e cultura denominata "In campo per il Giubileo", in un "Villaggio dello sport" appositamente attrezzato nei giardini di Castel Sant'Angelo. L'evento era finalizzato alla promozione presso la popolazione, in particolare quella giovanile, del valore di un'attività sportiva vissuta in forma libera e gioiosa e nello stesso tempo a sensibilizzare i partecipanti ai valori etici che potevano derivare da una pratica dello sport correttamente intesa. Oltre alla parte sportiva, la settimana al "Villaggio dello sport" è stata sede di avvenimenti culturali attraverso i convegni: "Sport for Africa", "Vivere da campione", "Dai campi di periferia ad Atene: una politica per lo sport giovanile", "Sport a scuola: sospeso con obbligo di frequenza", "ww.sportfuture.com. I media e lo sport di base", "Mister parroco: educare i giovani negli oratori".
L'11 maggio 2002 il Csi ha organizzato a Roma la conferenza nazionale sul ruolo sociale dello sport sul tema "Dall'Italia che fa sport allo sport che fa l'Italia", che aveva come scopo quello di scoprire il futuro dell'associazionismo sportivo di base e soprattutto un chiarimento su cosa dovessero attendersi gli Enti di promozione sportiva quali maggiori soggetti dello sport sociale. Il dibattito, moderato da Fabio Pizzul ha visto la partecipazione di Edio Costantini presidente del CSI, Mario Pescante sottosegretario con delega allo sport; mons. Giuseppe Bettori segretario generale della CEI, Gianni Petrucci presidente del CONI, Luca Cipriani coordinatore degli assessori regionali allo sport, Gianni Rivera consigliere delegato allo sport del Comune di Roma, Luciano Russi rappresentante dei rettori delle università italiane. Nel suo intervento di apertura il presidente del CSI si è soffermato sulla crisi del sistema sportivo italiano e sulla necessità della promozione dello sport sociale da parte dell'ordinamento legislativo e sportivo. I tre pilastri su cui fondare una politica dello sport sociale dovevano essere: riconoscimento della funzione formativa dello sport, centralità della società sportiva, sostegno al volontariato sportivo. Pescante ha presentato la sua proposta di legge sulle società sportive dilettantistiche e per quanto riguarda chi e come dovesse promuovere lo sport sociale ha affermato che lo sport doveva cercare un chiarimento al proprio interno sui ruoli di ciascuno; una volta risolti i problemi di sopravvivenza del CONI, si sarebbero risolti anche i nodi relativi agli Enti di promozione e allo sport per tutti. Gianni Petrucci si è soffermato sulla difesa dell'attuale modello sportivo italiano, imperniato sul CONI, ritenendo che non serva un Ministero dello sport ma dal Parlamento atti concreti di aiuto al mondo dello sport; anche se questo può considerarsi un'utopia, considerando come il Parlamento fosse solito perdersi in lungaggini. Petrucci ritiene comunque opportuno che rappresentanti degli Enti di promozione siano presenti nella Giunta esecutiva e nel Consiglio nazionale del CONI. Mons. Betori che ha confermato la grande attenzione con cui la Chiesa Cattolica in Italia segua i cambiamenti dello sport, chiedendo che in tali cambiamenti sia salvaguardata la funzione umanizzante della pratica sportiva. Delle difficoltà di legiferare sullo sport ha poi parlato Gianni Rivera, quale ex parlamentare, mentre il coordinatore degli assessori allo sport ribadiva ancora una volta che le Regioni rivendicavano il ruolo di principali ed autonomi soggetti istituzionali nella promozione dello sport sul territorio, al di fuori di qualsiasi tutela del CONI e dello Stato.
A metà maggio 2003 il Centro Sportivo Italiano in collaborazione con l'Ordinariato Militare in Italia ha organizzato la maratona internazionale Roma - Lourdes dal tema "I nostri sogni corrono con noi". La fiaccola, accesa in San Pietro dopo l'udienza del Santo Padre, ha raggiunto la Basilica di Santa Bernadette a Lourdes la sera del 18 maggio, dove ad attenderla c'era il contingente italiano del 45° Pellegrinaggio Militare Internazionale (al quale avevano partecipato rappresentative di 37 nazioni). Alla corsa si sono uniti anche atleti disabili, che così hanno dato la loro testimonianza nell'Anno europeo delle persone con disabilità . I chilometri totali percorsi sono stati 1.604 (724 in Italia, 880 in Francia), con 12 tappe in dodici giorni, per un totale di centodieci ore di fatica e sacrificio. Nelle principali tappe la maratona ha ricevuto grandi accoglienze, con incontri e confronti con associazioni laiche e religiose. La fiaccolata ha legato simbolicamente il suo nome all'idea di pace nel mondo, un'idea da accendere" con amore e speranza. La maratona pellegrinaggio si inseriva nella sequenza dei grandi simboli di Lourdes. Dopo l'acqua della sorgente, ecco i pellegrini stessi nella molteplicità dei loro luoghi di provenienza. Per il 2003, inoltre, il tema pastorale di Lourdes era dedicato all'incontro fra le genti.
È il 7 giugno 2014 e la festa dei 70 anni del Centro Sportivo Italiano si celebra nel tempio della cristianità , davanti ad oltre 80.000 sportivi ed appassionati, venuti per abbracciare in una giornata torrida il loro "grande capitano" Papa Francesco, che si è concesso ai numerosissimi giovani presenti, facendosi fare dei selfie con loro. Tra i volti noti del mondo sportivo partecipanti all'evento anche gli ex CT della nazionale italiana di calcio Giovanni Trapattoni e di pallavolo Mauro Berruto, il giornalista Bruno Pizzul, ma anche Dino Meneghin, Igor Cassina, Vanessa Ferrari, Davide Cassani, Emanuele Birarelli, Emiliano Mondonico, Elisa Santoni, Elisa Blanchi e le "farfalle" della Nazionale italiana di Ginnastica Ritmica, oltre agli ex-Presidenti Nazionali del CSI, il Presidente del CONI Giovanni Malagò accompagnato da diversi dirigenti delle Federazioni, e numerose autorità civili e religiose. In quasi due ore di festoso incontro, il Papa ha parlato ai giovani della sua visione di sport: "È importante, cari ragazzi, che lo sport rimanga un gioco! Solo se rimane un gioco fa bene al corpo e allo spirito. E proprio perché siete sportivi - ha aggiunto Bergoglio - vi invito non solo a giocare, come già fate, ma anche a mettervi in gioco, nella vita come nello sport. Mettervi in gioco nella ricerca del bene, nella Chiesa e nella società , senza paura, con coraggio ed entusiasmo. Mettervi in gioco - ha proseguito il Pontefice - con gli altri e con Dio, non accontentarsi di un "pareggio" mediocre, dare il meglio di sé stessi, spendendo la vita per ciò che davvero vale e che dura per sempre". "Ho sentito - ha detto il Papa - che mi avete nominato vostro capitano, e vi ringrazio. Da capitano vi sprono a non chiudervi in difesa, ma a venire in attacco, a giocare insieme la nostra partita, che è quella del Vangelo". "Mi raccomando: che tutti giochino - ha aggiunto Bergoglio -, non solo i più bravi, ma tutti, con i pregi e i limiti che ognuno ha, anzi, privilegiando i più svantaggiati, come faceva Gesù. E vi incoraggio a portare avanti il vostro impegno attraverso lo sport con i ragazzi delle periferie delle città : insieme con i palloni per giocare potete dare anche ragioni di speranza e di fiducia".
Nel 2016, anno in cui ricorre il 110° anniversario di istituzione della F.A.S.C.I., sciolta nel 1927 dal regime fascista e ricostituita nel 1944 con l'acronimo C.S.I., il Ministero dello Sviluppo Economico, ha autorizzato l'emissione di un francobollo ordinario, appartenente alla serie tematica dello sport, a favore del CSI. Stampato dall'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, raffigura dei ragazzi che, su una ideale pista che parte dalla Basilica di San Pietro in Roma, corrono una staffetta. In alto a sinistra è riprodotto il logo del Centro Sportivo Italiano.
A livello provinciale, regionale e nazionale, il C.S.I. organizza annualmente campionati, tornei e gran premi di decine di sport sia individuali che a squadre, che partono dalle categorie giovanili fino ad arrivare alle categorie per adulti. Attività particolari sono:
Comitati Territoriali e Regionali
L'Associazione consta di una profonda ramificazione sul territorio italiano, con sedi territoriali in 142 città italiane, che fanno capo a 20 Comitati Regionali (la regione Trentino Alto Adige è suddivida nei due Comitati di Trento e Bolzano, con rango di Comitati Regionali, mentre la Valle d'Aosta è accorpata al Comitato regionale del Piemonte). Il numero delle sedi territoriali è superiore al numero delle provincie italiane; infatti in alcune provincie esistono uno o più Comitati territoriali oltre a quello che ha sede nel capoluogo, e tutti questi Comitati hanno pari rango e dignità . La ragione di questo risale alla fondazione del CSI quando, per via della sua radice cattolica, le strutture decentrate nascevano nelle realtà diocesane; nel corso dei decenni molti piccoli Comitati si sono poi accorpati al Comitato provinciale ed il CONI oggi riconosce, ai fini della legittimità territoriale, solo quest'ultimo, poiché l'ordinamento sportivo italiano segue i confini amministrativi dello Stato. Tuttavia diversi Comitati sub-provinciali esistono ancora e sono pienamente attivi e operativi, poiché fortemente radicati nella realtà sociale del territorio, e lo scioglimento e accorpamento di questi nei Comitati provinciali avviene solo in casi estremi di difficoltà operativa.
Il CSI ha registrato negli anni una continua espansione numerica, sia per quanto riguarda le società sportive che annualmente si affiliano all'Ente, sia per le persone ad esse tesserate. Le statistiche partono solo dal 10° anno di vita del CSI (1953/54), anno in cui vengono registrate 2.568 società sportive affiliate e 60.444 tesserati (tutti maschi perché in quegli anni non erano ammesse donne). Nel 1966/67 l'Associazione taglia contemporaneamente due traguardi: supera le 5.000 società sportive e i 200.000 tesserati. Un altro anno "storico" fu il 1991/92, nel quale il CSI tagliò sia il traguardo delle 10.000 società affiliate che dei 500.000 tesserati. Attualmente l'Ente affilia annualmente più di 13.000 associazioni sportive per oltre 1 milione di tesserati. La regione più rappresentativa è la Lombardia, seguita dall'Emilia-Romagna.
Tutti gli Organi associativi, ad eccezione del Consulente Ecclesiastico che viene nominato dalla CEI, vengono eletti in occasione dell'assemblea ordinaria e durano in carica quattro anni. Direzione e Presidenza vengono eletti in occasione della prima seduta del Consiglio Nazionale. L'ultima assemblea ordinaria si è svolta on line il 6 marzo 2021 con la riconferma alla presidenza del bergamasco Vittorio Bosio.
Don Alessio Cirillo Albertini è il consulente ecclesiastico nazionale per il triennio 2012/2015. La sua nomina ad opera del Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Italiana, è stata comunicata il 28 settembre 2012 dal Segretario generale della CEI, mons. Mariano Crociata.
La direzione nazionale è la struttura operativa che supporta il presidente e gli altri organi nazionali nella gestione dell'associazione e nella concreta attuazione delle deliberazioni del consiglio nazionale e delle indicazioni della presidenza nazionale. Ne fanno parte il presidente, i vicepresidenti e il consulente ecclesiastico nazionale ed i coordinatori di area.
La presidenza nazionale è composta dal presidente nazionale, dai vicepresidenti nazionali e da sei componenti eletti nel proprio seno dal consiglio nazionale in occasione della sua prima seduta. Alle sue riunioni partecipano, senza diritto di voto, i componenti la direzione nazionale e il consulente ecclesiastico nazionale. La presidenza nazionale è l'organo esecutivo del CSI.
Il consiglio nazionale è composto dal presidente nazionale e 32 consiglieri eletti dall'assemblea nazionale.
La presenza dell'Ente nella nostra Regione ha risentito storicamente delle particolarità del territorio, ai margini orientali della Repubblica, baluardo negli anni della guerra fredda verso i confini orientali. A Udine il CSI prende il via in epoca coeva alla fondazione nazionale e presso la sede provinciale è esposta una tessera di socio di un atleta dell'U.S. Aldo Moro Paluzza di Treppo Carnico rilasciata nel 1946 per la partecipazione all'attività di calcio. In periodi successivi si sono costituiti i comitati delle altre province, Attualmente la distribuzione delle associazioni sul territorio è a macchia di leopardo, con zone ampiamente rappresentate ed altre con limita tata presenza. Stessa valutazione può essere fatta per gli sport praticati, non uniformemente diffusi: il calcio è molto rappresentato nel pordenonese, l'atletica in Friuli.
Tutti i ruoli associativi, dirigenziali e tecnici (comitato regionale e comitati territoriali) sono svolti a titolo gratuito e volontario, non essendo in organico alcun dipendente a nessun titolo. Se richiesto dagli interessati viene corrisposto il solo rimborso spese di viaggio e una modesta diaria per gli operatori tecnici (arbitri, giudici). La sede regionale è ospitata presso il comitato di Udine in via Cairoli, 7 dove dispone di un proprio spazio attrezzato a segreteria. Il bilancio regionale prevede l'introito di contributi annuali da parte del CSI nazionale e della Regione FVG (come tutti gli altri enti di promozione sportiva) oltre che di quote di partecipazione ad attività sportive e di formazione. Le maggiori spese sono costituite dai contributi erogati a sostegno dei comitati territoriali, a copertura di tutte le spese di iscrizione ai campionati nazionali del CSI, all'acquisto di materiale ed attrezzature destinate alle diverse attività , alla gestione di corsi di formazione.
Nuove Società sportive
(Per le Società sportive di nuova affiliazione al CSI)
Società sportive già affiliate al CSI
(Per le Società sportive già affiliate al CSI)